L'Italia è l'unico Paese Ue dove in 30 anni gli stipendi e le pensioni sono valati
Dal 1990 al 2020, i salari dei lavoratori sono aumentati in tutti Paesi d’Europa, tranne uno: l’Italia, dove sono diminuiti del 2,9 per cento. Dalla parte opposta, nei Paesi dell’ex Unione Sovietica – che partivano da economie molto più arretrate – gli stipendi sono aumentati anche del 200-270 per cento.
I dati emergono da un’analisi di Openpolis dei dati Ocse. Eppure anche il confronto con Paesi più simili non regge: in Germania i lavoratori guadagnano il 33 per cento in più, in Francia il 31, in Spagna il 6.
A contribuire a questo calo ci sono dinamiche di vecchio corso, come l’enorme debito pubblico italiano e l’indebolimento dei diritti dei lavoratori, ma anche cause recenti, in primis, la pandemia.
I Paesi più colpiti dal Covid-19 hanno visto una contrazione del salario medio. Ma se in Francia tale contrazione è stata del 3,2% e in Spagna del 2,9%, in Italia il calo ha sfiorato il 6%.
«A causare questo fenomeno è stato, in maniera particolare, il taglio delle ore lavorative, mentre il problema della perdita del lavoro è stato in buona parte arginato da misure di salvaguardia a livello nazionale, che sono riuscite a contenerne gli effetti più negativi», conclude OpenPolis.
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