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Ecco una testimonianza di come Funzione la SanitàCome sappiamo bene tutti gli Italiani, che già prima della pandemia era un vero calvario di attesa, se uno si ammalava ed aveva bisogno di cure doveva aspettare, nelle attesa sperando sempre che la malattia gli permetteva di vivere in tutto questo tempo, che in media si parlava di 6 mesi. Ora con la pandemia a messo solo in evidenza come il nostro servizio sanitario fa acqua da tutte le parti, ed il bello che nessuno pensa veramente di riformarlo, anzi pensano che sia un’eccellenza. Di fatti con la prima ondata già si e visto questo molto bene, e costretti a versare tutta la responsabilità sulla popolazione costringendola a casa e fermare tutta l’economia per un problema SANITARIO. Giusto come provvedimento, ma questo doveva servire a riformare il nostro sistema sanitario e far si che fosse in grado di affrontare qualsiasi situazione si sarebbe presentata. Ma nulla si è fatto o quasi nulla perché si è sempre convinti che funziona bene, ed è molto GRAVE questa convezione. Dopo 7 mesi siamo sempre allo stesso punto. Pertanto, cari cittadini qui si è a si salvi chi può. Sperando di non ammalassi mai . |
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TopGan commentata il 08/11/2020 18:29:27:
MUORE IN AUTO MENTRE ATTENDE DI ESSERE RICOVERATO E’ morto davanti all’ospedale, mentre attendeva di essere ricoverato dopo essere già stato rifiutato da un’altra struttura. Il suo nome era Enzo Di Felice, età 72 anni, deceduto la mattina del 23 Ottobre alle 11.50 di fronte all’ospedale di Avezzano mentre era in attesa, in auto, di entrare al pronto soccorso. Un primo controllo è avvenuto nella tenda triage dove si fa il controllo Covid-19 ai pazienti in arrivo. La disperazione della moglie con lui, che gridava: «Fateci entrare». La moglie e la sorella avevano prima fatto un tentativo presso una clinica privata chiedendo il ricovero per una forte difficoltà respiratoria, ma qui sarebbe stato risposto loro di rivolgersi al pronto soccorso della città e le due donne così hanno fatto: la sorella Iole alla guida e la moglie Amalia, accanto ad Enzo. Quando però le due donne sono arrivate ad Avezzano le condizioni di Enzo Di Felice, che viveva a Luco dei Marsi, in provincia dell’Aquila, si sono aggravate fino al sopraggiungere della morte. Enzo Di Felice non era un paziente affetto da coronavirus, a dimostrarlo anche gli esami successivi. Diverso il parere dell’ Asl provinciale dell’Aquila, che dichiara invece che l’uomo sarebbe stato soccorso dai medici ma «ogni tentativo è stato vano». I familiari hanno presentato un esposto ai carabinieri. Sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte. I carabinieri stanno cercando di ricostruire con chiarezza l’accaduto, ma i testimoni presenti, tra cui alcuni ricoverati presso la struttura ospedaliera dichiara il contrario, il paziente non sarebbe stato soccorso mentre attendeva nella propria auto.
TopGan commentata il 08/11/2020 18:33:36:
17 APRILE 2020 – DONNA INCINTA VITTIMA DI MALASANITÀ A TERNI 17 Aprile 2020 – Ospedale di Terni Purtroppo non si arrestano i casi di malasanità in Italia, questa volta vittima una donna incinta. La donna, dal nome Lucrezia, lo scorso 17 Aprile si è recata presso l’azienda Ospedaliera San Maria. Il fatto, a dir poco scandaloso, ha poi fatto il giro del web. La protagonista è una donna, che in comune accordo con il proprio ginecologo, si è rivolta al centro prenotazioni telefonico del nosocomio di Terni, con l’esigenza di prenotare un comune esame che si svolge in una specifica fase della gravidanza. Nello specifico si tratta dell’esame relativo alla “curva da carico di glucosio“, un test fondamentale sia per la salute del nascituro, che per quella della madre. Ciò che viene comunicato alla donna telefonicamente è che tale esame è stato sospeso in tutti i distretti del territorio umbro, a causa del Covid-19. Questa risposta ha però lasciato la donna di stucco, poiché si tratta di un esame fondamentale nel periodo della gravidanza e soprattutto a fronte di casi diabetici in famiglia. Tale esame è di solito un esame di tipo ambulatoriale, che si svolge al piano terra della struttura ospedaliera e prevede da parte delle persone sottoposte ad esso almeno un 4-5 ore di attesa per il completamento dello stesso. Per questa ragione i vertici dell’Ospedale hanno deciso una sospensione dello stesso per ridurre il rischio contagio. Ma ciò che sostiene a gran voce la donna è che il test sia per lei fondamentale, poiché grazie ad esso è possibile effettuare una diagnosi precoce del diabete gestazionale, soprattutto nel caso in cui siano presenti in famiglia persone, che hanno presentato o hanno avuto questa patologia. La donna ha attualmente denunciato l’accaduto sperando che chi di dovere trovi al più presto una soluzione a questo disagio, prima che altre donne possano incorrere nella stessa problematica.
TopGan commentata il 09/11/2020 06:36:26:
"Abbiamo trovato delle email che sostanzialmente mostrano la disperazione dei manager della sanità bergamasca perché chiedevano dispositivi di protezione e tamponi per i propri medici, mentre invece dalla centrale Unità di crisi venivano dirottati in altre zone della Lombardia dove non c'era emergenza, lo facevano per consuetudine. La burocrazia è un po' come il mulo: quando tu gli imponi di cambiare la strada ha un po' difficoltà a farlo. Lì in quelle zone c'erano più medici, ma non c'era l'emergenza che c'era a Bergamo. Ma tra queste c'è una mail che è altamente imbarazzante per i manager della Regione Lombardia che riguarda un ordine di caschi per l'ossigeno. Il 14 marzo il dirigente dell'azienda sanitaria Bergamo Est chiede con urgenza i caschi per l'ossigeno, perché mancano i caschi negli ospedali della zona di Bergamo. Dopo due giorni non arrivano, chiama disperato, scrive alla ditta modenese che dice 'guarda mi dispiace, l'ordine che chiedevi per te qui non è mai arrivato'. Lui chiama e scrive mail all'Unità di crisi e alla fine della giostra emerge che si sono dimenticati di fare l'ordine." - Sigfrido Ranucci
TopGan commentata il 09/11/2020 17:18:15:
26 ORE IN AMBULANZA - L'ODISSEA DI ANNA Una signora di 78 anni positiva al Covid è rimasta 26 ore in ambulanza, parcheggiata nello spiazzale dell'ospedale di Scafati, in attesa di accedere al pronto soccorso. Non ci sono letti disponibili. Con la febbre alta e la respirazione affannata inizia a piegare un tubicino da deflussore, intrecciando tanti nodi fino a realizzare un rosario e pregare. Una sanità al collasso che si regge sull'impegno del personale sanitario e su quei ragazzi che hanno assistito la signora con la terapia che già assumeva a casa. Gli autisti prendono 3 euro l'ora, le infermiere 5 euro e 50 centesimi, persone mosse solo dalla passione e che accudiscono i pazienti in mille difficoltà, anche nel parcheggio dell'ospedale! Andiamo avanti grazie a loro, e sicuramente NON grazie ai siparietti comici di De Luca!
TopGan commentata il 09/11/2020 17:25:17:
Morto di coronavirus dopo essere stato rimandato a casa dall'ospedale Mauriziano | 1 novembre 2020 La procura di Torino sta indagando sulla morte di un 46enne romeno morto di coronavirus lo scorso 1 novembre 2020 all'ospedale Mauriziano. L'uomo era un paziente definito a rischio in quanto in cura nello stesso ospedale per una patologia immunologica. Ad avere aperto il fascicolo è il pm Francesco La Rosa. Quando si è presentato in ospedale, il 30 ottobre, sapeva già di essere positivo al virus. Aveva un senso di malessere, fatica e dolori muscolari ma non aveva febbre né tosse. È stato però rimandato a casa con l'invito a contattare il medico di base e ad assumere paracetamolo per contenere i sintomi. Il giorno dopo, la sera di sabato 31, era tornato in ospedale con mal di stomaco e nausea. La mattina dell'1, dopo la notte passata in pronto soccorso, erano stati rilevati gravi problemi di saturazione. Le sue condizioni sono precipitate finché alle 17,40 ne è stato dichiarato il decesso. I parenti dell'uomo si sono affidati all'avvocato Stefano Fernando Mimmo, che ha presentato l'esposto in procura dopo la sua morte. Secondo l'ospedale "non era possibile prevedere un peggioramento così rapido".
TopGan commentata il 10/11/2020 07:03:32:
#Report questa sera alle 21.20 su Rai3 Le mail che imbarazzano i manager della sanità lombarda: si sono dimenticati in piena emergenza di ordinare i caschi per l'ossigeno per gli ospedali di Bergamo e provincia. Erano i giorni dell'emergenza e i medici erano con le spalle al muro: dovevano scegliere chi abbandonare al proprio destino e chi curare
TopGan commentata il 10/11/2020 07:14:46:
Il servizio di Report che fa tremare Christian Solinas Presidente della Regione Sardegna 09/11/2020 La #Sardegna ad agosto è stata al centro di un ampio dibattito politico dopo che il presidente Solinas aveva chiuso e poi riaperto le discoteche in seguito a un’impennata di contagi provenienti dai locali notturni. #Report ha ricostruito le pressioni e i condizionamenti che hanno agito sottotraccia e che hanno indotto la politica a correre seri rischi nella gestione dei contagi. Angelo Cocciu, capogruppo in consiglio regionale di Forza Italia: sapevamo che i contagi aumentavano, abbiamo rischiato. Le discoteche aperte per pressioni politiche su Solinas, i gestori avrebbero pagato penali salatissime di centinaia di migliaia di euro alle star del divertimento. Così la scelta di rimanere aperti fino a Ferragosto ha fatto impennare i contagi e fatto diffondere il virus dalla Sardegna alle altre città d'Italia.
TopGan commentata il 10/11/2020 07:52:37:
Donna ha un malore in piazza e muore in attesa dell'ambulanza: i soccorsi arrivano dopo 50 minuti L'episodio a Noci: lo denuncia il sindaco Domenico Nisi. "La precarietà del nostro sistema sanitario è inaccettabile. Questo dolore e questo lutto, e lo sgomento devono costringerci a riflettere con grande serietà sul tempo che viviamo" "Una signora accusa un malore, l'ambulanza arriva sul posto dopo 50 minuti. E nello sgomento e nell'incredulità generale, nella piazza centrale del nostro paese la comunità assiste alla morte di una persona". A raccontare quanto accaduto sabato sera è il sindaco di Noci, Domenico Nisi, sfogandosi: "E' inaccettabile". "Le telefonate e le spiegazioni ricevute - prosegue - non riporteranno in vita la cara signora Maria, alla cui famiglia porgo il cordoglio dell'intera comunità. La precarietà del nostro sistema sanitario è inaccettabile. Questo dolore e questo lutto, e lo sgomento devono costringerci a riflettere con grande serietà sul tempo che viviamo". A causa dell'emergenza Covid i tempi di intervento delle ambulanze si sono dilatati e il sindaco lancia un appello: "L'unica cosa che, ci piaccia o no, dobbiamo accettare è che siamo in una situazione difficilissima, drammatica e inedita. Tutte le cose che non funzionano richiederebbero che noi, con comportamenti virtuosi, provassimo a mitigare le difficoltà".
TopGan commentata il 10/11/2020 10:08:03:
Ospedali allo stremo, i pazienti covid sono il 25% in più della scorsa primavera Il Codacons ha presentato un esposto in Procura Gli ospedali a Torino e in Piemonte sono in affanno e continua la corsa contro il tempo, alla ricerca disperata di nuovi posti letto. Già perchè i pazienti positivi al coronavirus, ricoverati nelle degenze ordinarie o in terapia sub intensiva, sono il 25% in più rispetto al picco della primavera passata, quando la situazione era già allarmante. Il picco tra una settimana Intanto le terapie continuano a riempirsi e se la crescita continuerà ad essere lineare, si stima che il picco dei mesi scorsi verrà raggiunto tra una settimana, con 400-450 pazienti. Le stesse cifre si riferiscono al numero medio di persone in attesa nei pronto soccorsi. A riferirlo, durante il vertice della Commissione Sanità della Regione con i responsabili del Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, il coordinatore dell'area Dea, Gian Antonio Cibinel. E' emergenza personale E la situazione è seria anche per ciò che riguarda il personale sanitario. Servono figure specifiche: oltre agli infermieri, mancano gli anestesisti indispensabili in terapia intensiva per far funzionare i macchinari, tra cui i fondamentali caschi respiratori per i pazienti più gravi. Buona parte del personale sanitario attuale oltretutto, si sta inevitabilmente contagiando ed è costretto a battere in ritirata. Esposto del Codacons E sul caos degli ospedali, il Codacons presenta un nuovo esposto in Procura. L'associazione chiede infatti di "indagare i vertici regionali e sequestrare tutti i documenti relativi all’attività posta in essere dall’amministrazione sul fronte della gestione delle strutture sanitarie". Esposto del Codacons sulla situazione negli ospedali „"La situazione in alcune province è gravissima e impone un intervento della magistratura - spiega il Codacons in una nota -. I posti letto negli ospedali scarseggiano e i pronto soccorso non riescono a far fronte ai numerosi accessi da parte dei cittadini, con conseguenze pericolosissime sul fronte delle cure prestate ai pazienti. Un quadro che potrebbe realizzare fattispecie penalmente rilevanti a carico di chi aveva il compito di impedire tale stato di cose e non ha saputo adottare i provvedimenti necessari per evitare il collasso degli ospedali cittadini".“
TopGan commentata il 12/11/2020 17:17:12:
Oncologi: “Per il covid saltano le cure, prossima pandemia sarà il cancro” L’allarme arriva dal Cracking Cancer Forum. Pierfranco Conte: «Per anni il sistema sanitario è stato scheletrizzato, al di là dei colori dei governi» Non è vero che l'oncologia sia stata preservata dall'emergenza Covid e, anzi, con i numeri attuali la prossima pandemia sarà il cancro. E' l'allarme emerso dalla prima sessione di lavoro del Cracking Cancer Forum 2020, che quest'anno si tiene in forma digitale. «Non e' vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici», ha denunciato Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento Rete Oncologica Piemonte-Valle d'Aosta, nel corso del dibattito «L'oncologia durante e dopo il Covid». «C'è una estrema carenza di servizi diagnostici, in molte strutture non possiamo inviare pazienti perche' non sono state separate dalle aree Covid. Abbiamo bisogno di avere spazi Covid free al di fuori degli ospedali», ha aggiunto. Molto duro l'intervento di Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia Medica dell'Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto.
TopGan commentata il 12/11/2020 17:37:17:
Medici di base, perché è già saltato (di nuovo) il filtro: ancora non esiste una procedura unica per i pazienti. E se l’azienda sanitaria è assente, il sistema non regge Neanche nella seconda ondata la medicina territoriale sembra riuscire a sostenere l'urto della pandemia. L'azienda sanitaria che dovrebbe mettere in isolamento i positivi non gestisce il grande numero di casi e i medici di famiglia si trovano da soli (e quasi sempre senza un team di infermiere e segretaria). E c'è chi ammette: "Dipende dalla nostra buona volontà. Molti colleghi si sono dileguati per paura del contagio". Il 10 novembre, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha annunciato che arriverà un documento guida per i medici di famiglia Il meccanismo della presa in carico dei malati sul territorio, soprattutto nelle Regioni zona rossa, dove l’emergenza è molto grave, salta facilmente. Il risultato sono medici di base in affanno assediati da pazienti che si sentono abbandonati. Ma perché il sistema, nove mesi dopo il primo caso di Covid, ancora non funziona? Il problema è strutturale: il medico di famiglia dovrebbe essere supportato dall’azienda sanitaria (per la messa in quarantena e il monitoraggio a domicilio), ma quasi ovunque è lasciato solo a gestire un numero spropositato di malati. Si salva solo chi (ad esempio in Veneto o in Emilia) riesce ad avere un segretario e un infermiere a supporto. Senza dimenticare che, nove mesi dopo il primo caso, ancora non esiste un protocollo unico e nazionale per la gestione dei positivi al Sard-Cov2 a domicilio. Il 10 novembre scorso, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha annunciato che, su richiesta del ministro della Salute, arriverà un documento guida per i medici di famiglia (con indicazioni sui farmaci da prescrivere per le cure a casa). Confermando così che fino adesso si sono arrangiati in un caos di documenti e protocolli “spontanei”.
TopGan commentata il 04/04/2021 07:51:12:
Torinese morta in ospedale strappandosi la mascherina e cadendo, 26 indagati tra medici e infermieri Era in terapia intensiva per il coronavirus“ Una torinese 52enne, Brigida Ranno, dipendente di una ditta di scodellamento pasti nelle mense scolastiche, è morta lo scorso 10 marzo 2021 all'ospedale Sant'Andrea di Vercelli, dove era stata trasferita dal Gradenigo di Torino in seguito all'aggravamento delle sue condizioni di salute a causa del coronavirus. Per la vicenda la procura di Vercelli ha aperto un'inchiesta con 26 indagati, perlopiù medici e infermieri, con l'accusa di omicidio colposo. Si sta cercando di capire il motivo per cui, secondo una prima ricostruzione, la donna si sarebbe risvegliata dalla sedazione, si sarebbe staccata il tubo dello ossigeno e sarebbe caduta a terra. Tutto sarebbe stato mostrato da un video interno che è stato acquisito dagli investigatori: emergerebbero carenze da parte del personale nel soccorrerla in tempi brevi. Brigida Ranno era finita all'ospedale di Vercelli perché in quelli di Torino non c'erano posti di terapia intensiva in cui trasferirla. I suoi familiari sono rappresentati dall'avvocato Andrea Cagliero.
TopGan commentata il 13/04/2021 07:25:25:
Vaccino Covid Rimini: "Morta tre ore dopo la prima dose" Il figlio della anziana vittima presenta un esposto in Procura: "Aveva avuto il Covid, è stata sottoposta alla profilassi troppo presto" Rimini, 12 aprile 2021 - A 83 anni era guarita dal Covid, ma è morta tre ore dopo la somministrazione del vaccino. Adesso il figlio ha presentato un esposto in Procura, chiedendo di accertare come e perchè sia morta sua madre. E soprattutto come mai le è stato somministrato il vaccino solo 21 giorni dopo la guarigione, quando, sottolinea nella denuncia, si raccomanda espressamente di somministrarlo ad almeno tre mesi di distanza o meglio ancora dopo sei mesi. La donna aveva seri problemi psico-fisici ed era costretta su una carrozzina. Dal 2019 era collocata in una casa di riposo della Valconca, e le sue condizioni di salute erano stazionarie, almeno fino al dicembre del 2020. Quando gli accertamenti effettuati sull’anziana avevano rivelato che aveva contratto il coronavirus. Nonostante l’età e le sue patologie, la signora non presentava comunque sintomi gravi e le sue condizioni restano stabili. Era stata messa naturalmente in isolamento, revocato una volta trascorsi i 21 giorni. Secondo la ricostruzione fatta dal figlio della vittima nell’esposto, la mattina del 15 gennaio, alla donna viene somministrata la prima dose del vaccino anti-Covid, specificamente il Pfizer Biontech Covid19. Ma quello che era accaduto meno di tre ore dopo, aveva lasciato tutti sconcertati: l’anziana si era sentita male ed era morta senza che niente e nessuno riuscisse salvarla. I familiari erano rimasti sconvolti, non riuscivano a credere a quello che era appena accaduto, la donna se n’è andata di fatto subito dopo avere fatto il vaccino, e la prima cosa che avevano pensato era stata quella di mettere in relazione le due cose. Forse non è così, ma ora il figlio, assistito dall’avvocato Luca Greco, è deciso ad andare fino in fondo a quella inaspettata tragedia di cui non riesce a farsi una ragione. Di qui la decisione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Nella denuncia, l’uomo racconta di come "la causa della morte era dichiarata sconosciuta e la somministrazione del farmaco vaccinale veniva indicata come sospetta". Una conclusione che l’aveva lasciato sconvolto. "Non posso ancora comprendere – scrive nell’esposto – come, nonostante l’età e le sue patologie, mia madre abbia resistito all’infezione da coronavirus e sia invece stata verosimilmente condotta alla morte dalla somministrazione del vaccino che avrebbe dovuto salvarla". Il figlio della vittima si chiede soprattutto "la ragione per cui nonostante l’infezione da Covid specificamente accertata con appositi esami il giorno 1° dicembre del 2020, si sia ugualmente proceduto alla vaccinazione di mia madre già il 15 gennaio 2021".
TopGan commentata il 13/04/2021 07:25:54:
Nell’esposto , l’uomo fa espresso riferimento al fatto che "il ministero della Salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, in tema di vaccinazione di soggetti che hanno avuto una pregressa infezione da Covid, sia essa stata in maniera sintomatica o asintomatica, prescrive che la vaccinazione venga eseguita ad almeno tre mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro sei mesi dalla stessa". Ma nel caso specifico, sottolinea, "dalla documentata infezione di mia madre alla sommistrazione del vaccino non è trascorso nemmeno un mese". Il figlio non punta il dito, ma vuole chiarezza sul decesso della mamma. "Onestamente – dice – non riesco a darmi pace" e chiede alla Procura di verificare le circostanze di quella morte. All’epoca l’autopsia non venne disposta, ma la parola passa ora alla magistratura.
TopGan commentata il 13/04/2021 08:39:33:
Pistoia, il prof morto di Covid a 63 anni, la moglie denuncia: "Perché non lo avete vaccinato?" Lo strazio di Olga, compagna di Roberto Nania, docente toscano: "Voglio giustizia, hanno aperto le scuole senza pensare alla salute degli insegnanti" "E io? Non conto niente? Devo lavorare fino a 63 anni e non sono degno del vaccino? Di uno qualsiasi?". Nelle notti insonni di Olga le parole di Roberto echeggiano come una terribile profezia. Il professor Nania era molto amato a Pistoia. Era ingegnere in elettronica, ma ha speso tutta la sua vita nei due istituti tecnico professionali pistoiesi. La sua dedizione al lavoro è testimoniata da centinaia di messaggi di cordoglio in ricordo di “Leggenda”, come lo chiamavano i suoi studenti, che riempiono i social. "Il governo ha fatto un errore grandissimo ad aprire la scuola in presenza dopo le vacanze di Natale e a mandare docenti non vaccinati in aula. Lui è stato contagiato dal coronavirus. Ora è morto. Voglio giustizia". Olga stenta a credere che il suo compagno di vita sia morto così. "Mio marito teneva anche i corsi serali. Aveva paura, eravamo terrorizzati, ma non ha mai rinunciato ad andare in classe". Quando è partita la campagna vaccinale per il corpo docente, AstraZeneca era indicato solo per la popolazione al di sotto dei 55 anni. Roberto ne aveva 63. Il via libera alla somministrazione fino ai 65 anni è arrivato il 23 febbraio. Quello stesso giorno il professor Nania avvertiva spossatezza e dolori articolari. "Tornato da scuola non stava bene e non è andato al serale, ha subito chiesto di potersi sottoporre al tampone. La risposta è arrivata di venerdì. Io ho iniziato a stare male il giorno dopo". Per sapere dell’esito del test rilasciato online, Roberto ha dovuto chiedere a un suo studente di accedere al sito. "Era talmente debilitato da non riuscire a stare al computer. Era positivo e peggiorava di ora in ora, respirava male. Poi ho scoperto di esserlo anch’io". Olga ricostruisce ogni gesto di quegli ultimi giorni. Ha con sé il telefono del marito recuperato in ospedale con gli effetti personali. Scorre le chiamate di Roberto il 26 febbraio. "Dalle 12,06 alle 18,53 ha telefonato trentuno volte al suo medico curante, sia allo studio che al cellulare. Quando finalmente in serata gli hanno risposto, il dottore era già andato via. Poi c’è stato di mezzo il weekend". Domenica le condizioni di Roberto sono peggiorate tanto da richiederne il ricovero nel reparto Covid del San Jacopo di Pistoia. «I suoi polmoni erano compromessi». Spostato in terapia intensiva è stato intubato. Dopo una settimana è stato trasferito a Careggi. Le speranze di una guarigione si sono allontanate via via che passavano i giorni. Nel suo ultimo messaggio le ha scritto: "Ho paura di non vederti più". È entrato in ospedale il 28 febbraio, è morto il 3 aprile. Aveva la variante inglese del Covid. Olga ha tenuto un diario dei giorni del ricovero, nella convinzione che una volta guarito, lui lo avrebbe letto. Invece dopo 23 anni insieme adesso è sola nella loro casa. "Mi fa grande rabbia raccontare di lui che se ne è andato così... Alla fine sono andate distrutte delle vite. La sua, la mia, quella della nostra famiglia".